"Andare bene d'ITALIANO fin dalle ELEMENTARI, è un'assicurazione per un futuro senza problemi a scuola..." Andare bene d'ITALIANO è un cruccio di molti studenti. Purtroppo però, spesso e volentieri, il maggiore impegno non si riflette in altrettanti risultati. Perché se in scienze, storia, geografia basta studiare di più, in ITALIANO, subentrano dei "meccanismi mentali" ben più complessi che poco hanno a che fare con la sola buona volontà. Capita a tal proposito di sentir pronunciare la fatidica frase:
"...d'ITALIANO non è portato..."
Questo suggerisce che c'è qualcosa d'altro, qualche cosa che va oltre l'attenzione in classe o i compiti ben fatti a casa.
Ma in fin dei conti, che vuol dire "non essere portati"? Secondo me, una sentenza del genere, oltre a significare poco, ha la peculiarità di servire ancor meno. Perché racchiude in sé, la sottintesa impossibilità di rimediare.
"...(che ci vuole fare)... d'ITALIANO non è portato..."
E' per questo allora, che invece di incompatibilità, sarebbe più proficuo parlare di RIFIUTO MENTALE verso l'ITALIANO. Perché qui ci si può lavorare ed è questo che a me più interessa: porre rimedio...
Da cosa nasce dunque, questo benedetto RIFIUTO MENTALE?
A grandi linee, possiamo dire che scaturisce da 3 situazioni abbastanza diffuse: 1) Qualcuno in famiglia ha mandato dei segnali negativi. Come può fare un genitore con il proprio figlio, raccontandogli le proprie passate disastrose esperienze in materia. 2) Qualcuno a scuola non ha saputo coinvolgere. Come può fare un insegnante alle prese con 25 bambini diversi, ognuno con i suoi problemi... 3) Le esperienze iniziali sono state deludenti. Come può capitare quando i primi voti sono brutti voti e l'autostima allora non ci mette nulla a crollare fin sotto le ginocchia.
A questo punto che fare? L'ITALIANO è una materia complessa, composta da tanti "fattori", ognuno complementare all'altro. Serve dunque migliorare in ciascuno di essi, in modo che alla fine ne benefici il tutto. Più facile a dire che a farsi, dirai...
Sai allora qual è il vero probema?
Il vero problema, sta nel fatto che con il comune sistema di apprendimento (ripetere, ripetere e ancora ripetere), le doti creative che un bimbo possiede in gran quantità, non vengono minimamente sfruttate. E' indispensabile quindi cambiare metodo (come dico fino allo sfinimento in BIMBI BRAVI A SCUOLA;-).
Cosa ho fatto allora con UNA MANO D'ITALIANO?
In pratica, ho preso 4 fattori simbolo della materia ITALIANO: -REALIZZAZIONE DEI TEMI -ANALISI GRAMMATICALE -CONIUGAZIONE DEI VERBI -MEMORIZZAZIONE DELLE POESIE e ho indicato la via da intraprendere, in modo che un bimbo risolva eventuali suoi problemi, con il semplice uso di un'arma che in natura possiede più di tutti...
l'IMMAGINAZIONE.
Ribatterai: "Sì ma... l'ITALIANO non è solo TEMI, ANALISI GRAMMATICALE, CONIUGAZIONI e POESIE..."
Certo, ma partendo da questi 4 fattori e capendo la vera sostanza dell'APPRENDIMENTO CREATIVO, si può facilmente allargare il discorso a tutto il resto...
Alla stessa maniera un detto cinese recita:
"Se vuoi aiutare un uomo, non gli regalare un pesce, insegnagli a pescare." Non ne convieni?
Per finire, di seguito, le prefazioni agli e-book che compongono il pacchetto. UNA MANO CON I TEMI
Scrivere un tema, sostanzialmente, è l'unione inseparabile di due fattori: CREATIVITÀ+ORDINE Se si ha una sfrenata creatività, senza possedere ordine, si avranno temi senza alcun senso, privi di collegamenti, logica e continuità.
Viceversa, avendo ordine senza creatività, si avranno temi scialbi e in definitiva, tutti uguali.
In pratica allora, comporre un tema significa: mettere in ordine la creatività.
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Diciamo subito, che all'età di 9 anni, realizzare un tema, non è per nulla semplice. Fino a qui, la scuola ti "ha dato da mangiare" tutta roba in scatola. Leggere, scrivere, le prime nozioni di grammatica, di storia, di scienze, per non parlare poi di matematica, sono tutte competenze da apprendere senza ragionarci troppo sopra. Per intenderci, se l'insegnante ti dice 1+1 = 2, bisogna capirne il procedimento, non esprimere un parere a riguardo. Se l'insegnante ti dice che IL è un articolo determinativo, maschile e singolare, l'unica cosa che puoi fare, è dire sì con la testolina... Con il tema invece, i fatti stanno su un piano ben diverso, perché, per forza di cose, qui bisogna imparare a dire la propria. Occorre cioè, entrare in quella sfera del sapere, in cui si ha la consapevolezza del proprio punto di vista. E questo, fammelo dire, è un vero e proprio salto di qualità. Volendo tornare alla similitudine dei cibi in scatola, con un tema, bisogna imparare a cucinare da soli. E come ben saprai, cuochi non si nasce... ci si diventa. Continuando su questa linea culinaria, diciamo allora, che non esistono infinite ricette per realizzare un buon tema. Gira e rigira, l'acqua che bolle in pentola è sempre la stessa. A riguardo però, c'è da dire una cosa. Tutti i metodi che ho fin qui testato, non insistono abbastanza sui due ingredienti citati sopra: creatività e ordine. E se lo fanno, usano comunque strategie, che un alunno di quarta elementare poco digerisce. Per capirci meglio, non si possono fare elenchi infiniti di suggerimenti, sperando di farsi intendere per filo e per segno, dai bambini di oggi. Come dico su "BIMBI BRAVI A SCUOLA" (se ti serve un ripasso, non esitare;-), cercare di "insegnare" loro alla vecchia maniera, è nella maggior parte dei casi, un fallimento bello e buono. Può competere un libro di storia, di fronte all'invincibile armata di i-pod, schermi lcd, Playstation, Xbox, wii, tv satellitari, e chi più ne ha, più ne metta? No. Non può farlo. Cosa ho fatto allora qui? Il mio obiettivo è stato quello di trasformare questi elenchi di suggerimenti freddi e poco comprensibili, in qualcosa di più creativo, cercando così, di raggiungere le alte vette frequentate dal cervello dei bimbi. Il compito tuo, sarà dunque quello di apprendere e digerire passo passo questo e-book, per poi (un po' alla volta), trasmetterlo a tuo/a figlio/a... UNA MANO CON LA GRAMMATICA
![]() ![]() SCENARIO n. 1
Classe quarta B. I bimbi... qualcuno più irrequieto degli altri. Parole ad alta voce. Vola una gomma e prende in pieno Sandra, al primo banco.
“Ahi! Maestra, Andrea mi tira le cose!”
Risatine... La maestra, Paola, è un attimo distratta, sta scrivendo qualcosa. Poi, all'improvviso, ecco che alza la testa...
“Ok ragazzi, verifica di analisi grammaticale.”
E l'irriverenza sgraziata d'un coro, ergersi dall'aula:
“Nooooo! Maestra...”
SCENARIO n. 2
Casa. Sono passate le quattro del pomeriggio e la mamma che dalla cucina, inizia a sbraitare:
“Roby! Bisogna che cominci a fare i compiti!”
Alla settima chiamata, il bimbo comprende. Con la morte nel cuore, posa il dito pollice sul tasto del telecomando e preme off... Va in cameretta e dopo mezz'ora di ricerca senza esito, arriva la mamma che gli indica cortesemente il diario che aveva proprio davanti agli occhi.
“...Non lo trovavo...”
Roby lo apre. Le pagine sono di pietra. Arrivare a quella giusta, è un'impresa da Titani. Eccola... Comincia a leggere:
“Allora, matematica... esercizio n. 1 a pag. 38, scienze... studiare da pag 21 a 23, italiano... No! Non me lo ricordavo! Analisi grammaticale... cinque frasi sul quaderno... Mammaaaa!” Alzi la mano chi ha nella memoria qualcosa che assomigli alle situazioni riportate poc'anzi. Alzi la mano chi ricorda con fastidio, i momenti trascorsi sopra frasi (più o meno lunghe) nell'intento di portare a termine un esercizio di ANALISI GRAMMATICALE. Sono certo di non dire assurdità, se immagino quanto tanti siano qui ora, quelli con la manina su. D'altronde, non bisogna essere dei geni per capire il perché. Il fatto è che, purtroppo, la grammatica è un vero e proprio distillato di una sostanza molto pesante che si trova in natura e verso la quale i bimbi, soffrono una fortissima e pericolosa allergia. Questa sostanza si chiama NOIA. Il dover sminuzzare frasi, riscrivendo decine di volte, che IL = articolo determinativo, maschile, singolare (tanto per fare l'esempio più banale e veloce), diventa in un attimo, una seccante quanto tragica ripetizione.
E la ripetizione, alla lunga, conduce inevitabilmente alla frustrazione.
Ora, senza dilungarmi troppo sugli evidenti effetti negativi prodotti in un bimbo, andiamo a vedere se è possibile migliorare questa infausta quanto pericolosa situazione.
Ti rispondo subito: certo, che è possibile!
Che ci sta a fare qui senno', Giorgio Luigi Borghi?;-) A parte gli scherzi, vediamo allora quale direzione prendere...
UN OCCHIO AI VERBI
Per la maggior parte degli studenti (soprattutto i più piccoli), uno degli incubi peggiori, è affrontare la CONIUGAZIONE DEI VERBI. Questo accade, perché a scuola (e dunque pure a casa), non viene adottato un metodo di apprendimento efficace, che cerchi quanto meno, di sfruttare le virtù del nostro cervello. Basta sfogliare infatti uno dei tanti libri di testo, per trovarsi di fronte a pagine e pagine di elenchi di parole, poco distinguibili l'una dall'altra. Altro che INNO ALLA GIOIA... INNO ALLA NOIA! Prendiamo ad esempio la coniugazione del verbo ESSERE.
Credo sarai d'accordo con me, di come quella roba là sopra, agli occhi di uno scolaro di quarta, risulti decisamente poco attraente. Non c'è da biasimarlo allora se, l'unica soluzione, spesso si traduca in una fuga a gambe levate.
In altre parole, il bimbo si rifiuta di studiare. Il problema sta nel fatto che presentare verbi, modi e tempi, in questa maniera piatta e ripetitiva, senza alcun tipo di segnale che permetta di orientarsi, induce il nostro cervello a pensare di trovarsi di fronte a un vero e proprio labirinto.
Facile dunque perdersi. Riflettiamoci. Quando siamo ad un incrocio, cos'è che ci fa imboccare la strada giusta? Un cartello stradale.
Che altri non è, che un segnale. E se non c'è un cartello stradale? Allora qualsiasi altro punto di riferimento visivo. Una chiesa, un'edicola, una fontana... "Arrivato alla farmacia, svolta a destra..." Ora, che c'entra la coniugazione dei verbi con tutto questo? C'entra, eccome... Perché, se un elenco freddo di parole (come lo specchietto del verbo ESSERE riportato all'inizio), lo si converte in qualcosa di riconoscibile agli occhi, mettendo quindi segnali e punti di riferimento negli incroci giusti, per il cervello, il labirinto di cui sopra, si trasformerà magicamente in una strada dritta e in discesa.
Dunque davvero poco pesante da affrontare... E questo, nello studio, è un fattore da non sottovalutare. Mai. In pratica allora, cos'è "UN OCCHIO AI VERBI"? Come dice il titolo, si tratta di una traduzione in termini visivi, delle coniugazioni di base (ESSERE e AVERE). In altre parole ho preso MODI e TEMPI e ci ho costruito sopra delle immagini facilmente memorizzabili. Per fare un esempio, ho convertito il MODO CONGIUNTIVO nella figura di un OCCHIO con la CONGIUNTIVITE.
Poi ho ordinato queste immagini, secondo la tecnica delle MAPPE MENTALI. Come vedi, la teoria dietro al metodo è molto semplice. La pratica poi, ancor di più. Perché una volta memorizzate le immagini di base, basterà estenderle a tutti gli altri verbi. E il gioco è bello che fatto. In questo modo, ciò che una volta poteva sembrare una enorme palla al piede, in poco tempo, diverrà una pratica per nulla noiosa. Per te, ma soprattutto per tuo/a figlio/a...
UNA MANO CON LE POESIE
Perché la scuola vuole che i bimbi imparino poesie a memoria? Fondamentalmente, il motivo è uno: l'esercizio dell'apprendimento mnemonico. In sostanza, la poesia è una via per allenare il cervello a memorizzare. Il problema però, è che spesso e volentieri, questo esercizio porta ad un sacco di tempo passato a sforzare le meningi, rincorrendo versi e rime baciate. Qual è l'effetto secondario, neanche tanto nascosto, di tale pratica? Facile intuirlo: un odio viscerale verso la poesia, che ci accompagnerà per tutta la vita. Sfido chiunque a dire il contrario. Pochi genitori infatti, guardandosi indietro, possono affermare di avere bei ricordi. Io sono fra questi... Fortunatamente però, un antidoto c'è. A proposito riporto un brano tratto da BIMBI BRAVI A SCUOLA: "...la filosofia delle tecniche mnemoniche (e dell'apprendimento veloce) è basata sull'azione di assecondare i desideri del nostro cervello. In altre parole, dobbiamo dargli quello che lui più vuole. E il nostro cervello, 2 cose desidera ardentemente:
1)IMMAGINI. 2)ORDINE.
Quindi, se fino ad ora abbiamo imparato a pensare per immagini, adesso è arrivato il momento di dare un'organizzazione a questi pensieri. E questo lo si fa usando le MAPPE MENTALI. Le MAPPE MENTALI non sono altro che una trasposizione grafica di come il cervello pensa. In altre parole fare una mappa mentale d'una poesia, significa trasformarla in una fotografia, fotografia che il cervello riconosce all'istante."
Pensare per immagini dunque, è la via che conduce ad un apprendimento molto più leggero, molto meno faticoso, molto più redditizio. Anche (e soprattutto) con le poesie, che in tal senso, possono davvero diventare una palestra d'allenamento in cui ci si abitua ad avere una visione diversa dello "studio". Capirlo fin da subito fa la differenza. Fra adulti traumatizzati dai propri ricordi tra i banchi di scuola e adulti che rivivranno quei tempi, come un momento di reale esperienza creativa. In concreto, dentro questo e-book troverai delle poesie pronte all'uso, che potrai utilizzare in due modi: 1) come esempio per capire quali siano i semplici trucchi, per convertire poesie in mappe mentali; 2) come "pappa pronta" nell'eventualità che la maestra dia da studiare proprio una di queste poesie;-)
Riassumendo, "UNA MANO D'ITALIANO" comprende: -E-book: UNA MANO CON I TEMI:
-Pacchetto: "UNA MANO CON LA GRAMMATICA":
-Pacchetto UNA MANO CON I VERBI, comprendente:
-E-book: UNA MANO CON LE POESIE
Riepilogando
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un caro saluto Giorgio Luigi Borghi
PS Hai letto attentamente la mia "GARANZIA PERSONALE INCONDIZIONATA"? Davvero, hai mai visto una cosa del genere? Il tuo rischio è zero, semplicemente perché ho deciso di prendere ogni rischio su di me. Sono pazzo? No, ho solo fiducia nella gente e so che il metodo funziona. Unendo le due cose... PER ACQUISTARE:
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